Perche’ non vogliamo cambiare (parte 1)

Eccomi a mantenere la seconda promessa fatta nel precedente articolo intitolato “La ripresa”. Qui cercherò di illustrarti perché ognuno di noi è portato istintivamente a rifiutare qualsiasi cambiamento, tanto più quando esso lo coinvolge, e quanto un tale atteggiamento possa risultare poco positivo.

Poiché ho ritenuto necessaria una opportuna introduzione, il testo è venuto un po’ lungo e pertanto ho pensato di suddividerlo in due successivi appuntamenti.

Bella scoppola questa del coronavirus, credo ci cambierà un po’ tutti, chi più e chi meno e sotto diversi aspetti. Mercati, economie, rapporti umani, gesti quotidiani, perfino i nostri pensieri hanno risentito di quest’attacco al nostro stile di vita e probabilmente ci trascineremo le conseguenze per lungo tempo. Qualcosa è inevitabilmente cambiato oggi in noi rispetto a qualche mese fa, qualcuno si ritroverà costretto a rivedere alcune prospettive e rimodulare le proprie certezze e in taluni casi la trasformazione sarà profonda anche se non immediatamente visibile.

E non sarà per nulla facile accettare il cambiamento in noi stessi e negli altri, figuriamoci nel lavoro.Accettare di cambiare, come vedremo, è però importante. Non necessariamente significa rimuovere il proprio lavoro, ma magari potrebbe significare adattarsi a nuove esigenze per formulare proposte differenti, evitando di porre filtri che impediscono nuove visioni.

In questi tempi di Covid19 ci sono stati esempi di aziende che hanno riconvertito la loro linea produttiva: nell’arredo c’è chi ha pensato a strumenti di protezione in plexiglass modulabili da porre sui banchi vendita delle farmacie, e così ha anche allargato il proprio bacino di utenza e oggi è conosciuto da tabaccai, banche, dentisti, supermercati. Ancora, c’è una casa d’alta moda che ha deciso di produrre mascherine protettive fashion, di una stoffa particolare idrorepellente e riutilizzabile, che sul mercato andranno in vendita a circa duecento euro ciascuna, scommettendo che andremo avanti ancora molto nel loro utilizzo e quindi potranno divenire accessori moda.

C’è poi una distilleria che si è inventata uno spray su base alcolica proprio per disinfettare le mascherine riciclabili. Ma potrei andare oltre raccontandoti di chi ha ideato una termocamera da ambienti che misura istantaneamente la temperatura corporea di chi entra nei negozi pensando anche che, terminata l’emergenza, essa potrà essere utilizzata come prevenzione degli incendi individuando surriscaldamenti all’interno del negozio (ad esempio cortocircuiti), ma anche come sistema d’allarme a battenti chiusi visto che individua la temperatura dell’uomo.

Insomma, ci sono imprenditori che hanno accettato la nuova situazione, non sono stati a subire il momento e hanno guardato avanti trasformando il lamento in nuove possibili opportunità. Ma cosa fa sì che possa scattare nel nostro cervello una predisposizione migliore al cambiamento?

La vecchia competizione per la tua sopravvivenza è stata una battaglia solo momentaneamente accantonata per sopraggiunte cause di forza maggiore. Ma la guerra nei confronti della concorrenza non era finita e ora, dopo un rallentamento imposto a tutti, ripartirà. La pausa obbligata ha affamato ancor più le imprese, soprattutto quelle che vorranno tornare a vincere e non si accontenteranno di contenere i danni patiti.

Non è detto che nel frattempo non siano addirittura nate nuove compagini, oppure che il modo di pensare del tuo cliente sia mutato, e così anche tu ti ritroverai necessariamente a dover rimodulare la tua impresa per essere capace di gestire la nuova situazione che verrà.

Quando ormai forse pensavi di aver raggiunto un equilibrio, ecco che ti ritroverai a rivedere certe posizioni, certe proposte, certe situazioni. Tutto si continua a trasformare, da sempre, ma in questo momento il processo ha subito un forte impulso di accelerazione.

La tua figura e il ruolo che ricopri saranno quindi sempre più vitali se vorrai prevalere per salvare il tuo lavoro nei confronti di competitori sempre più agguerriti. Passata l’emergenza si riproporrà nuovamente il confronto coi mercati e con le persone e tutto questo imporrà un cambiamento.

Gli analisti prevedono che la ripresa sarà piuttosto lenta, si parla di anni. E anche se il mercato dell’alimentare e del farmaceutico sono i settori che hanno subito il contraccolpo minore, è altrettanto vero che il tuo punto vendita si dovrà comunque rapportare con chi si troverà veramente in difficoltà, come ad esempio clienti alle prese con necessità diverse, probabilmente meno propensi a spendere nonostante magari una prima euforia post crisi.

Quindi credo ti ritroverai a dover adeguare non solo l’impostazione del tuo lavoro, la tua presenza, ma anche a rimodulare la tua offerta e forse pure la tua immagine sul territorio. Elevata specializzazione competente, focus d’impresa, strategia del posizionamento, comunicazione, ambienti accoglienti ed empatici, divergenza dalle regole della concorrenza, immagine fiduciaria e caratterizzante, saranno fattori determinanti per il tuo successo.

C’è, ad esempio, un altro settore che non solo ha subito meno il contraccolpo dall’emergenza sanitaria ma è addirittura previsto che incrementerà ancora il proprio lavoro in futuro: il commercio on-line. Perché, nei momenti in cui tutti dovevamo stare chiusi in casa, molti hanno sperimentato nuove formule d’acquisto, hanno acquisito nuove abitudini. Quindi anche i tuoi stessi clienti hanno forzato il loro cambiamento, hanno modificato le consuetudini e sarà una situazione che dovrai comprendere se vorrai attrezzarti opportunamente.

Ma accogliere il nuovo, specialmente quando arriva all’improvviso, non è facile. Il rifiuto è insito in ciascuno di noi e scoprire il perché è il tema di questo appuntamento.Proviamo allora ad analizzare come mai il più delle volte siamo così restii ad accettare il cambiamento, soprattutto quando esso ci riguarda.

E per cercare di spiegare queste nostre difficoltà e resistenze, ti voglio parlare brevemente di alcuni aspetti legati alla PNL, ovvero la cosiddetta programmazione neuro linguistica.

La PNL ci insegna infatti che ciò che determina l’accoglienza o meno di qualsiasi cambiamento non sono tanto gli avvenimenti che accadono, quanto piuttosto il modo in cui essi vengono da noi compresi, accettati e conseguentemente utilizzati.

Per tali ragioni, nella definizione,per programmazione si intende la maniera in cui apprendiamo; qui entrano in gioco i diversi sistemi rappresentazionali di ciascuno (come ad esempio quello visivo). Neuro riguarda invece il nostro sistema nervoso, ovvero il modo in cui il nostro cervello elabora le esperienze sia in maniera conscia sia inconscia. Linguistica esprime infine come utilizziamo il linguaggio (costituito dal verbale, ma anche da sguardi e posture) per dare significato alle esperienze vissute, ovvero come poi rispondiamo e ci rapportiamo col mondo esterno.

Capito il significato delle parole, a questo punto cerchiamo di riconoscere perché, se riesci a comprendere i meccanismi di elaborazione delle informazioni che hai ricevuto e che richiedono una tua trasformazione, allora probabilmente riuscirai anche ad affrontare in maniera diversa e forse migliore i cambiamenti.

Stiamo parlando di processi legati alla comunicazione che adotti quotidianamente, talvolta inconsapevolmente, ma comunque sui quali probabilmente non ti sei mai soffermato per una maggior riflessione. Capirne le origini e le funzioni è invece importante per riuscire ad aprire maggiormente la propria mente nell’accettazione che le cose inevitabilmente continuano a cambiare,sta a noi affrontarle con maggior attenzione e apertura, perché noi stessi cambiamo nelle diverse fasi della vita.

(Fine della prima parte, leggi il prossimo articolo sulla PNL ove capiremo come essa interviene nei nostri processi decisionali)….

Se vuoi scoprire come puoi cambiare la tua farmacia, leggi il libro “Lavorare per l’azienda e non solo nella tua azienda” (Euro 24,00).

Compila il link per ricevere le modalità d’acquisto => http://bit.ly/libro-Piov

di Paolo Piovesan
© Riproduzione riservata