Perche’ non vogliamo cambiare (parte 2)

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Nel precedente appuntamento abbiamo stabilito che il cambiamento è costante, inevitabile e che talvolta subisce delle improvvise accelerazioni. Spesso la prima reazione a qualsiasi trasformazione, specialmente quando ci riguarda in prima persona, è il rifiuto, la non accettazione.
Perché?

Per comprendere le ragioni di questo nostro comportamento, comune non solo in ambito lavorativo, abbiamo così introdotto la PNL, spiegandone il significato e come essa sia correlata ai principi della comunicazione.

Qualsiasi nostro comportamento, sia esso volontario o involontario, passa dunque dalla PNL. Attraverso i processi legati a questo aspetto della comunicazione, transitiamo da ciò che siamo stati a ciò che saremo.

I codici o le istruzioni comportamentali fanno ricorso alla porzione conscia della nostra mente, mentre è quella inconscia che più spesso riceve e apprende i nuovi modi di agire attraverso i sensi.

Così, tanto più riuscirai ad aprire la tua visione e accetterai il possibile cambiamento, perché consapevole di come esso avviene, tanti meno ostacoli opporrai al nuovo che avanza e magari sarai in grado di coglierne maggiormente le opportunità.

Ciascuno di noi non può non comunicare, tuttavia ognuno lo fa in maniera diversa, perché ogni singola persona possiede un insieme di regole e filtri capaci di modulare il modo di agire e interagire con gli altri.

Le regole sono delle convinzioni, fondate su insegnamenti ed esperienze del passato che determinano le nostre opinioni, ovvero si tratta di punti di vista che sono ben radicati nel nostro razionale. In realtà, però, c’è da dire che la nostra verità potrebbe essere una nostra personale rappresentazione del mondo, condizionata ad esempio da ciò che abbiamo appreso negli anni. Queste convinzioni individuali si formano spesso in modo inconsapevole, in momenti diversi della nostra vita e provengono da fonti diverse (famiglia, cerchia di amici, lavoro, ecc.).

I filtri invece servono a preservare la mente da stimoli e informazioni che riceviamo in ogni istante della giornata (qualche studioso ha calcolato essere addirittura circa due milioni al secondo, che provengono da ciascuno dei nostri sensi), e che potrebbero metterci in confusione o scontrarsi con le nostre regole. Tali barriere di autodifesa ci portano così ad escludere automaticamente dal pensiero logico tutto ciò che riteniamo inutile o superfluo, o già noto. Questi filtri cambiano però nel tempo, anche a seconda dei nostri diversi stati d’animo, in funzione dei diversi momenti della vita, o conseguentemente a nuove abitudini.

Ciò significa che, conseguentemente, cambia negli anni anche la nostra personale rappresentazione della realtà. L’autodifesa dai continui stimoli provenienti dai sensi è composta a sua volta da tre diverse tipologie di azioni:

Attività di cancellazione (quando accantoniamo dallo stato cosciente determinate informazioni, o situazioni spiacevoli, o eventi straordinari che non gradiamo e che ci indurrebbero a cambiare qualcosa in ciò che facciamo abitualmente).

Attività di generalizzazione (ad esempio quando succedono circostanze che già conosciamo, alle quali siamo abituati, e che pertanto cataloghiamo automaticamente in qualcosa che ci dà sicurezza perché non ci crea particolari differenze nel nostro precedente stile di vita).

Attività di distorsione (quando modifichiamo il messaggio ricevuto ponendolo in contesti o esperienze che meglio riflettono il nostro modo di pensare, trasformando pertanto il reale in qualcosa di più confacente al nostro modo di interpretare le cose).

Con questo sistema, filtri e regole finiscono presto per divenire delle vere e proprie guide ai nostri comportamenti. Ad esempio se pensiamo al tuo ambito lavorativo, nel passato ti sarà certamente capitato di sentir dire che il ruolo della farmacia non sarebbe mai cambiato, o di pensare che i farmaci si sarebbero sempre venduti solo in farmacia, o che gli sconti nei tuoi locali non si potevano fare perché squalificavano la professione, o infine che il valore patrimoniale della tua azienda sarebbe rimasto comunque una cassaforte.

E così la tua reazione potrebbe essere stata condizionata, in alcuni casi rifiutata o magari tardiva. Ti ci è voluto quindi del tempo per accettare, qualcuno ancor oggi non riesce a farsene una ragione, che le cose stavano cambiando e così nel frattempo hai perso in competitività.

Le tue convinzioni si fondavano però sull’esperienza del passato, su stili di vita obsoleti, su tecnologie che prima non esistevano. Erano certezze consolidate perché ripetute più volte nel tempo e confortate da posizioni acquisite o forse situazioni particolari che ancora non avevano intaccato il settore. Ma erano comunque tue interpretazioni di una realtà che invece stava inevitabilmente cambiando.

Così te ne eri fatto una personale convinzione, tanto che poi perfino accogliere l’idea che il farmacista dietro al banco di una parafarmacia avesse la tua stessa identica laurea ti risultava quasi inaccettabile. Per te, per tua comodità, per esperienza vissuta, ciò che era stato fino a quel momento doveva essere per forza valido anche per il presente e per il futuro.

Ecco quindi spiegate in sintesi le ragioni di alcuni tuoi probabili blocchi nei confronti del cambiamento che ha ultimamente destabilizzato l’idea di farmacia così come te la eri costruita. E’ questo il motivo per cui, anche se il mondo sta cambiando attorno a te, tu spesso preferisci rimanere fermo. E’ la situazione che ha portato alcune persone a subire passivamente le difficoltà dell’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus mentre altre hanno affrontato diversamente il problema pensando invece a come ripartire (vedi gli esempi riportati nella prima parte dell’articolo).

Il nuovo rompe sempre gli equilibri, non c’è niente da fare, perché presenta incognite e quindi insicurezze. Così la mente corre ai ripari e si mette sulla difensiva.

Ma se invece riesci ad aprirti a una visione diversa e prendi coscienza che un possibile mutamento delle condizioni possa essere naturale oltre che inevitabile, allora sarai anche più pronto a reagire e a fare nuove scoperte.

Il macellaio sotto casa mia mi ha raccontato di aver raddoppiato il proprio volume d’affari in questo periodo di crisi, avendo anche capito che i veri concorrenti non erano le altre macellerie o i supermercati. In realtà se le persone stanno a casa a cucinare, il lavoro non manca, i veri competitori sono allora i ristoranti, le pizzerie e tutti gli altri locali della ristorazione. E così si sta attrezzando per il futuro con preparati pronti, con ricette personalizzate e con consegne a domicilio.

Per questo motivo ho voluto parlarti di come si formano certe tue resistenze e come la tua mente sia in grado di filtrare le diverse informazioni ricevute, perché credo potrà aiutarti molto nella programmazione del tuo futuro lavoro.

Una predisposizione positiva al fatto che lo status possa cambiare, concentrandosi piuttosto su come affrontare tale cambiamento, anziché subirlo, serve ad aprirsi a nuove esperienze scoprendo come poterle tramutare in opportunità.

La verità è che probabilmente se molti cambiamenti del tuo lavoro, che sei stato indotto a rifiutare, non ti avessero riguardato in prima persona, li avresti accolti in maniera più favorevole.

Quindi è importante arrivare a riconoscere il perché di certe nostre reazioni. Penso che saper individuare l’origine dei nostri filtri mentali, di certi meccanismi di accettazione o rifiuto, ci aiuti ad sviluppare maggiormente il pensiero verso un’obiettività che potrà essere utile, in particolare dopo momenti di crisi e conseguente cambiamento improvviso.

Questo è il libro (euro 24,00) che devi leggere per attivare il tuo processo di cambiamento in farmacia.

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di Paolo Piovesan
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