Un diverso approccio ai problemi

 

In questo articolo ti voglio raccontare due occasioni d’incontro che ho avuto in questa torrida estate. Configurano due differenti esempi di approccio alla gestione della propria azienda.

In quale ti riconosci maggiormente?

Farmacia 1.

Primi giorni di maggio, il titolare mi chiama per una supervisione. Parliamo per una giornata intera sul da farsi e dopo qualche giorno gli scrivo pure una relazione affinché tutto sia chiaro e ci possa ragionare serenamente.

Già, serenamente però non significa perdere tempo.

Si, perché non ricevo risposta e ci può stare, purché tu abbia capito che hai necessità di agire.

Ai primi di luglio incontro casualmente il collega a un meeting e mi dice: “sai, ti volevo proprio chiamare (e perché non lo hai fatto!!!) ma sono stato preso da un sacco di imprevisti, la burocrazia mi uccide, i collaboratori, non è facile star dietro a tutto

-E non sei riuscito a trovare dieci minuti per telefonarmi? Io rispondo anche all’intervallo del pasto e alla sera. Comunque sono qui, ma evidentemente c’è da rivedere qualcosa nella tua organizzazione, sempre che non siano scuse perché il mio intervento tutto sommato non ti interessa-.

No, no, vedrai che ti chiamo ma preferisco lasciare passare l’estate

…(???).

-Perfetto (dico io, mentendo) ma mi raccomando nel frattempo agisci perlomeno su alcuni aspetti di ciò che era emerso dal sopralluogo, come ad esempio la riduzione dello stoccaggio di magazzino-.

Lo davo per perso, e invece ai primi di settembre ecco che mi richiama chiedendomi un altro sopralluogo di maggior chiarimento

…(???).

Maggio…giugno…luglio…agosto…settembre, altra giornata di chiacchiere e ancora niente, ma quel che è peggio è che nel frattempo nulla di ciò per cui mi ero raccomandato è stato fatto. La situazione è esattamente quella che era prima del nostro incontro primaverile.

Persi almeno cinque mesi (dal mio punto di vista, perso un anno intero prima che forse si arrivi a regime) a vantaggio dell’odiata concorrenza, nei quali non è migliorato l’approccio col cliente, e periodo in cui gli incassi hanno purtroppo subito ulteriore contrazione.

La farmacia rimane impallata, del resto se nulla è stato fatto oltre al pensare che effettivamente ci sarebbe qualcosa su cui intervenire, come pretendi che cambi la situazione?

Ecco cosa intendo nel mio libro “L’arte della nuova farmacia” quando dico che conosco molti colleghi che lavorano molte ore ma inutilmente, perché sono impegnati NELLA propria farmacia anziché PER la propria farmacia.

In tal modo non danno valore al proprio ruolo, non sfruttano le collaborazioni, rincorrono l’assillo della quotidianità e si deprimono perché lasciano spazio alla concorrenza che si dimostra più dinamica.

Farmacia 2.

Fine agosto, un quarto d’ora di telefonata, la titolare mi spiega la situazione e cosa si aspetta dal mio intervento. Nel giro di due giorni lo concordiamo e iniziamo subito a parlare (telefono e internet) di come si può intervenire.

Dopo un paio di settimane la collega mi viene a prendere all’aeroporto e mi porta a fare un giro in centro città, al che io le dico: -guarda che non ho bisogno di essere viziato, sono venuto qui per lavorare-.

E lei sai cosa mi ha risposto?: “Ma noi stiamo lavorando e intensamente anche. Ti sto raccontando la situazione della mia azienda (si, l’ha chiamata proprio azienda e non farmacia), solo che invece di farlo seduti attorno a una scrivania lo stiamo facendo passeggiando per la città. Non ho bisogno delle formalità in questo momento. Poi andremo in farmacia per renderti conto della mia realtà, per parlare con i collaboratori, per capire se ciò che ti sto dicendo corrisponde al vero.

Ho letto il tuo libro e non voglio che il mio lavoro sia quello di spostare scatolette o di fare la guardia col fiato sul collo ai miei collaboratori. Devo delegare la quotidianità per pensare alle nuove strategie necessarie alla crescita da qui in avanti, per migliorare quello che di buono ho già fatto. Devo verificare i risultati per capire se l’impostazione dell’organizzazione funziona.

Questo deve essere il mio compito ed è per questo motivo che ti ho chiamato”.

Quindi, riassumendo, consulenza decisa in due giorni e iniziata dopo due settimane.

Ma c’era visione chiara degli obiettivi, lucidità estrema sulle funzioni di un imprenditore, entusiasmo e desiderio di studiare nuovi percorsi.

Che bello affrontare le esigenze di strategia prima ancora che discutere come spostare scatolette!

In effetti, se ci pensi, il marketing dovrebbe essere il primo dei tuoi lavori perché da esso scaturiscono le idee necessarie al futuro per la tua azienda.

Per fare marketing occorre però liberare la mente dagli impegni di routine, da quelle che definisci spesso problematiche impellenti e improvvise anche se in realtà ti si ripropongono ogni mese, ogni settimana e perfino ogni giorno.

E’ necessario essere rilassati per essere propositivi.

Per ottenere più tempo da investire nella crescita devi allora iniziare a prevedere il tuo processo di delega, solo così la smetterai di rincorrere e di essere costretto a sorvegliare quello che dovrebbe invece essere efficiente automatismo.

Il tuo compito è piuttosto quello di controllare i risultati ottenuti da un sistema rodato, per riuscire a predisporre ulteriori sviluppi.

L’imprenditore che vuol seguire la sua azienda proiettandola nel futuro segue il marketing, ma molto spesso tu devi essere anche manager, ovvero la persona altresì capace di intendersene di gestione e controllo economico.

E la risorsa più preziosa che hai è il tuo tempo.

Per questo devi imparate a delegare, a costruire un metodo e a chiedere aiuto se necessario, senza lasciare spazi ai tuoi concorrenti che possono approfittare del tuo immobilismo.

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di Paolo Piovesan
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