Se non adesso...quando?

Luca, prova tu a darmi qualche risposta e a chiarirmi le idee.

Tu fai l’imprenditore nel settore delle farmacie e quindi hai forse modo di vedere ciò che credo a me sfugga.

Ogni tanto ci confrontiamo e su molte cose la pensiamo allo stesso modo, così mi convinco di essere perfino sensato, ma allora perché incontro tanti che guidano in senso opposto al mio?

Non è che per caso sono io a essere contromano?

Oggi mi riferisco al particolare momento storico della farmacia, che osservo e cerco di interpretare, ma poi scopro che non sempre trovo conforto nei dialoghi con i farmacisti. E ti faccio tre esempi, tre casi ai quali vorrei tu mi rispondessi.

Prima domanda. Abbiamo assistito tutti all’intervista del ministro Sileri  che elogia i farmacisti ma soprattutto apre decisamente a nuove opportunità.

Io non ho mai sentito parole di questo tono da un politico e quando dice che le potenzialità delle farmacie dovrebbero essere meglio sfruttate, mi si accendono in testa un sacco di lampadine.

Poi però incontro alcuni farmacisti che mi rispondono che fare le vaccinazioni Covid è una seccatura, richiede impegno e tempo.

E qui io allora non capisco più nulla, non mi è chiaro come non si possa afferrare che non stiamo parlando solo di queste vaccinazioni, ma della possibilità in futuro di operare anche per quelle antiinfluenzali, o per gli antidolorifici, o ancora per gli antibiotici.

Non solo, ma finalmente potremmo chiamare analisi del sangue ciò che ora siamo costretti a definire autoanalisi con un’infinità di dubbi e limitazioni. E poi da qui chissà quante altre occasioni si potranno prospettare per trasformare la farmacia commerciale in farmacia di servizio, una volta che si aprirà lo scenario dell’utilità del presidio sul territorio. Possibile che ancora non sia chiaro che il futuro è il servizio, è il rapporto con i clienti, e non la distribuzione passiva su richiesta di qualche prodotto?

Seconda domanda. L’accelerazione dei cambiamenti è evidente, la percezione dell’immagine della farmacia si sta trasformando sotto gli occhi di tutti (credo). Eppure ancora si aspetta, in molti casi il “tanto” è preferito al “meglio”, la specializzazione è confusa con la personalizzazione e logo sembra ancora essere sinonimo di marchio.

Intanto altri prendono l’iniziativa (ti allego una foto piuttosto esplicativa di Carrefour) attivano quello che le farmacie già avrebbero dovuto fare, Resto così disorientato quando qualcuno ancor oggi ritiene una conquista commerciale l’essere riuscito a farsi concedere un espositore in conto vendita di prodotti che magari non servono (ma sono gratis), che non consiglierà mai (perché tanto non li ha pagati) e che nulla hanno a che vedere con un preciso indirizzo imprenditoriale (visione).

Terza ed ultima domanda. Riesco a portare una farmacia a realizzare l’80% del proprio fatturato con prodotti di libera vendita (di cui il 30% costituito dal proprio brand).

Un lavoro lungo e difficile, ma interessante e ricco di soddisfazioni, però quando credo di aver instillato un diverso modo di pensare nel titolare un giorno mi chiama affermando di voler inserire il robot per la consegna al banco dei farmaci.

Glielo consiglia tanto il suo amico che afferma di trovarsi molto bene.

Perfetto dico io, se non fosse che per lo stesso prezzo potrebbe acquistare il locale a fianco.

Così chiedo cosa se ne fa del robot data la sua attuale composizione del lavoro, e lui mi risponde che del nuovo locale non saprebbe cosa farsene, i metri quadri che già possiede gli sembrano sufficienti.

Allora gli suggerisco che potrebbe sviluppare ulteriormente il reparto sportivi, aprendo magari una palestra (che all’occorrenza potrebbe trasformarsi in sala riunioni dedicata), coinvolgendo un personal trainer e un biologo nutrizionista, inserendo nuove tipologie di prodotto, formando nuove partnership perché ormai non è più possibile affermare di possedere un reparto di qualsiasi cosa semplicemente esponendo qualche prodotto a scaffale.

Però niente, mi risponde che ci deve riflettere, e allora mi convinco che forse sono davvero io che sto guidando contromano.

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di Paolo Piovesan
Consulente marketing e posizionamento strategico
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