Che cosa succede?

…non e’ cambiato nulla!

 

Quando si avverte che c’è bisogno di fare qualcosa, di provare a cambiare l’aria all’interno della propria farmacia, generalmente si procede con le seguenti azioni nell’ordine:

1=> Ho ampliato le referenze messe a disposizione del pubblico e ho aumentato le linee di prodotto anche nei quantitativi.

La gente però viene e sembra non accorgersene, sembra non apprezzare i miei sforzi.

Mi chiede qualche informazione e poi a volte compra, altre volte dice che preferisce pensarci.

Nel frattempo però ho scoperto che ci pensa davvero, al punto che fa tesoro dei miei consigli ma acquista i prodotti da internet.

Ho anche provato a trattare qualche prodotto a marchio personalizzato della mia farmacia, ma poca roba. La gente vuole il brand, si fida più della pubblicità che del mio consiglio. Così è tutto fermo, ho provato anche ad esporlo in bella vista ma sono pochissimi i clienti che chiedono i miei prodotti.

Così facendo ho finito per aumentare a dismisura il mio magazzino, spesso non riesco a star dietro a tutte le novità che il mercato propone con nuovi lanci pubblicitari e non parliamo dei prodotti che ora mi vanno a scadenza.

Conclusione, pensavo di offrire un’opportunità di maggior scelta generica alla mia clientela, pensavo in tal modo di dare una svolta alla redditività della mia azienda, ritenevo che con un tale assortimento la gente fosse più contenta e mi premiasse. Ma, in realtà, NON E’ CAMBIATO NULLA!

 

2=> Poi ho attivato nuovi servizi, recependo il messaggio della Categoria che propone la “farmacia dei servizi”.

Sono stato pronto, ho reagito agli stimoli per conferire nuova immagine al mio punto vendita così come consigliato da tanti consulenti.

Anzi ne ho provate più di una di iniziative cercando di soddisfare il mio cliente.

Sono partito dalla cabina estetica, però quanti costi e quante difficoltà; poi la telemedicina e le autoanalisi, però quanto tempo da dedicare; poi l’infermiere e addirittura lo psicologo, ma gli orari non coincidevano mai con le esigenze delle persone e il guadagno era irrisorio.

Si, qualcuno ha apprezzato la mia proposta nel momento in cui gli faceva comodo, ma i miei dipendenti nel frattempo sono diventati pazzi e l’organizzazione della farmacia è andata a farsi friggere. Senza contare che molti clienti pretendevano addirittura che i servizi fossero erogati, come sempre, gratuitamente.

E in qualche caso l’ho anche fatto, ma alla resa dei conti, nello sviluppo globale della farmacia, NON E’ CAMBIATO NULLA!

 

3=> Poi ancora, ho ristrutturato la farmacia. Un investimento non indifferente. Mi avevano assicurato che cambiando vestito avrei sicuramente incrementato gli ingressi e le vendite.

In effetti, in un primo momento c’è stato l’interesse delle persone, ma poi tutto è abbastanza rientrato nella normalità di prima.

Noi magari lavoriamo meglio, siamo agevolati da un ambiente più nuovo, ma la sostanza del lavoro non è cambiata.

All’inizio mi sembrava che ci fossero nuovi spazi dove tutto era organizzato, ben esposto, ben illuminato; poi però, piano piano, aggiungi un cartello li, un espositore qui e ora mi sembra che siamo ritornati a ciò che facevamo prima, anche se in un ambiente più confortante.

I fatturati però si sono stabilizzati, non c’è più crescita ed è svanito l’effetto shock della novità. Tutti abbiamo ripreso con la nostra solita routine, in pratica NON E’ CAMBIATO NULLA!

 

4=> E poi ho creato un’organizzazione piramidale dei miei dipendenti. Ho seguito i corsi di marketing ove mi dicevano come fosse importante dare un’impronta aziendale alla farmacia.

Dicevano che era fondamentale assegnare ruoli e mansioni e soprattutto costruire un preciso organigramma delle responsabilità.

Allora ho deciso cosa volevo assegnare e a chi, ho imposto precise regole comportamentali e ho perfino adottato il cartellino per segnare gli orari di lavoro con schedatura precisa degli ingressi e delle uscite, proprio come in una vera fabbrica.

Eppure NON E’ CAMBIATO NULLA!

Anzi l’umore tra i dipendenti si è avvilito, credo lavorino malvolentieri e non mi sono riconoscenti dello sforzo che ho compiuto anche per loro.

 

5=> Infine ne sono assolutamente certo: ho continuato a lavorare come sempre, come faccio da anni, tutti i giorni e anzi ho addirittura ampliato gli orari d’apertura. Aspetto e accolgo il cliente mettendo a disposizione la mia professionalità cercando di dare risposte a tutte le domande che mi vengono poste.

Credo di essere sempre stato un corretto farmacista, magri talvolta un pochino sbrigativo, ma del resto quando la farmacia si riempie di gente con la ricetta non è che si abbia poi così tanto tempo per seguire tutti. Io però sono qui, tutti i giorni che aspetto e, se uno ha un problema può venire quando vuole, anche se magari è meglio se non proprio negli orari di punta.

Lo dico sempre ai miei dipendenti che non devono far aspettare troppo le persone.

E’ difficile pensare a nuove strategie quando sei preso da mille obblighi, da tanti impegni e quando il cliente rimane sempre quello di prima.

E allora anche io rimango quello che sono sempre stato, eppure è tutto diverso. Mi sono accorto che oggi la gente non mi vede più come una volta, non c’è più rispetto e non ha neppure più la stessa pazienza di una volta.

Ma io sono sempre il solito professionista, nella mia farmacia NON E’ CAMBIATO NULLA!

 

Forse più di qualcuno si è ritrovato in almeno una di queste situazioni e se i risultati sono stati scadenti, subentra lo stato di sconforto e l’incapacità di individuare una visione positiva per il futuro. Però in realtà esiste una via di uscita da questa situazione di stallo. Non è sbagliato offrire prodotti nuovi, non è sbagliato investire nei servizi, non è certamente cosa sbagliata provvedere al rinnovo dei locali, così come non è un errore organizzare l’attività dei collaboratori, mentre forse è già più colpevole l’ammissione di essere rimasti sempre quelli di prima.

Per capire cosa però non ha funzionato in questa catena di iniziative, vi do appuntamento al prossimo post, ove riavvolgeremo il nastro e proveremo a darci delle spiegazioni.

di Paolo Piovesan
© Riproduzione riservata

 

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