Cenacolo

cenacolo in farmacia

 

Incontro Guido (per me il dott. Guido) a un pranzo di lavoro. Lui è un appassionato, un entusiasta del suo lavoro. Si diverte a fare ciò che fa e cerca sempre di ricavarne il bello e il piacevole per sé e per i suoi clienti.

Si occupa di arredi per farmacia e non me ne voglia Luca se stavolta non parlo di lui. Ma non è importante stabilire di chi sto parlando, perché personaggi di questo calibro potrebbero fare qualsiasi mestiere.

Tu basta che li stai ad osservare e impari sempre qualcosa.

Questi incontri sono come se andassi a pranzo con un farmacista e non si parlasse delle solite cose, dei soliti lamenti, ma si affrontassero piuttosto visioni, prospettive, proposte e idee capaci di farti sentire meglio perché tasselli di passione e voglia di affrontare le problematiche da posizioni inusuali.

Si parla di quello che ancora non c’è e non di quello che abbiamo già visto e sentito.

Ogni tanto Guido mi fa il regalo di passare a trovarmi e così ci confrontiamo su tematiche inerenti la nostra professione, ma ci raccontiamo anche della nostra vita e di prospettive per il futuro.

Ne esco sempre arricchito, è una persona che sa ascoltare e quando parla non è mai banale.

Dai suoi occhi traspare competenza e determinazione, è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso.

Vista la sua esperienza, non so mai se quando mi chiede un’opinione o un consiglio lo fa per farmi sentire importante, ma gli rispondo comunque credendo davvero di contribuire in qualche modo al suo interesse.

Poi quando tocca a me chiedere, assorbo il più possibile.

Gli racconto di come sia cambiato il mio lavoro di consulenza nelle farmacie, di quanto sia diventato più difficile rispetto a soli dieci anni fa.

Una volta andavo dal collega e le problematiche erano inerenti alla modifica di un’esposizione merceologica, allo spostamento (o integrazione) di qualche elemento d’arredo, allo studio di qualche possibile convenzione o forma pubblicitaria per l’azienda.

Oggi invece si devono affondare tematiche legate più che altro alle scelte strategiche, al cambiamento personale oltre che della struttura.

E non è facile quando si tratta di intervenire sulla persona prima ancora che sulla farmacia. Non tutti accettano un certo tipo di osservazioni, per questioni di orgoglio, di presunzione, di diversa percezione della realtà o anche semplicemente per stanchezza.

Ad esempio gli racconto di qualche difficoltà quando mi trovo a dover dire a un mio cliente, che ritiene di essere un bravo e competente professionista, che in realtà deve riprendere in mano la sua formazione perché specializzazione significa qualcosa di diverso da semplice conoscenza.

E Guido quasi mi rimprovera dicendomi: “ma quale posizione migliore della tua (in realtà ci diamo del Lei). Devi richiamare i tuoi clienti anche se per loro sarà difficile digerire l’osservazione, ma poi te ne saranno grati perché non hanno alternative se vogliono continuare a competere. Altrimenti anche tu ti appiattisci a fornire le solite consulenze anonime e di circostanza, che elargiscono tante altre persone che si presentano in farmacia. Se la tua soddisfazione è dare soluzioni vere e innovative alle farmacie per creare un nuovo modo di fare impresa professionale, allora osa sfidare il quieto vivere”.

Come dicevo più sopra, io assorbo e mi ricarico.

Poi lui mi chiede come vedo io la farmacia del futuro e come a mio parere si svilupperanno le diverse forme di concorrenza sempre più diversificata e spietata. Espongo le mie idee, ci confrontiamo su alcuni aspetti. Parliamo di spazi espositivi, di percorsi e flussi, di aree di interesse e posizionamento delle merceologie…e anche dei farmacisti.

A un certo punto Guido mi chiede cosa ne penso del cenacolo.

Una parola per riassumere e dare senso alla sua visione di farmacia dove le persone dovrebbero aver modo di incontrarsi, di vivere un rapporto e discutere problemi e soluzioni. Un ambiente piacevole ove la gente si sente come a casa sua. Un luogo che si contrappone all’anonimato di internet o alla spersonalizzazione del selfservice.

Fino ad oggi c’è stata la rincorsa alla tecnologia e al prezzo, ma siamo sicuri che in futuro si continuerà su questa strada?

Se vuoi competere con le grandi catene che propongono hamburger a 1,5 euro puoi decidere di concorrere vendendo i tuoi a 1 euro, oppure puoi scegliere di venderli a 9 euro motivando la qualità del tuo prodotto, la tracciabilità delle materie prime, proponendo un ambiente accogliente, il servizio al tavolo e il tuo consiglio sulle diverse tipologie di carne.

Ho portato appositamente il dott. Guido a pranzo in una hamburgeria che ha scelto questa strada ed è sempre piena di gente, mezzogiorno e sera. E le persone escono contente di aver pagato 14 euro (compreso il bere e il caffè) per un hamburger.

Ormai le persone non hanno più modo di parlare (e soprattutto di essere ascoltate), non c’è confronto col medico, neanche con gli amici e nemmeno in famiglia.

Dove vado a chiedere un consiglio e se devo confidarmi?

Forse allora le farmacie dovrebbero essere in grado di accogliere, di personalizzare, di trattare persone prima ancora che prodotti.

E’ finita l’epoca degli “staccafustelli” che neanche alzavano la testa per salutare, non c’è più spazio per i generalisti e i finti specialisti, si concluderà presto la competizione per arrivare primi al banco delle prescrizioni per poi scappare dai locali a tempo di record.

I nostri clienti sono alla ricerca di specialisti, di professionisti capaci di ascoltare, interpretare e dare soluzioni personalizzate.

Sono disposti a pagare qualcosa di più se ricevono tanto di più, e coloro che non hanno queste necessità continueranno comunque a rivolgersi a internet.

E allora occorre cambiare il nostro modo di essere e di interpretare la professione ma occorre anche cambiare le farmacie per renderle pronte ad accogliere, per permettere lo scambio di un rapporto personale, per poter far sentire al cliente il calore di un consiglio.

Ecco il significato di cenacolo per la farmacia.

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di Paolo Piovesan
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