Tutti finiti nella rete?

 

E’ la nuova moda del nostro settore, non si parla d’altro.

I network, i franchising, le cessioni di rami d’azienda, oggi tutte le formule di delega si definiscono reti. E sono molto diversificati anche i soggetti che le propongono e invitano calorosamente i farmacisti ad aderire, prospettando altrimenti scenari molto cupi: società della distribuzione, cooperative, industria e perfino aziende con partecipazione di farmacisti.

Così accade che per non farsi mancare nulla, ci siano farmacie che aderiscono anche a due (se non addirittura a tre) organizzazioni di rete.

Per il momento non si sono mossi attori esterni al nostro mondo, ma non è da escludere che presto si presentino con una loro proposta.

Questo nostro momento storico me ne ricorda altri, anche piuttosto recenti, che ci hanno visi protagonisti. Ad esempio.

Ti ricordi cos’è accaduto al momento delle famose liberalizzazioni commerciali? Sembrava che l’unica soluzione possibile fosse quella di ricorrere agli sconti per contrastare la nuova concorrenza. E in tal senso ci eravamo mossi tutti in un modo o nell’altro, perfino le nostre associazioni avevano organizzato una formula originale che potesse essere applicata da ogni farmacia.Ma, siccome perfino la politica degli sconti costa fatica perché deve far parte di una precisa strategia, presto ci siamo accorti che non è sufficiente (oltre a essere pericoloso) esporre un semplice cartello col taglio prezzo.

Ti ricordi poi il momento in cui nacque la farmacia dei servizi (ma poi, è davvero nata?)? Le nostre manifestazioni fieristiche erano pressoché monopolizzate da chi proponeva le indispensabili cabine estetiche. Era la soluzione facile per sviluppare il settore dermocosmesi e allora tutti a pensare che senza una cabina estetica la loro azienda non sarebbe più stata una farmacia moderna. E così, tutti a rivedere le planimetrie,ad acquistare nuove strumentazioni, a ricercare abili estetiste, senza considerare impegni, organizzazioni, metodo, costi, regole e contropartite.

In questi giorni siamo al tema della rete, e a chi non è stato chiesto di prenderne parte a qualcuna?

Quando mi viene chiesto cosa ne penso, spesso rispondo che il futuro delle farmacie costerà sempre più fatica e forse il miraggio della rete è percepito come un’alternativa per ridurla, per impegnarsi meno in scelte indipendenti ma più rischiose. C’è così qualcuno che aderisce a certe formule di aggregazione pensando di continuare a rimanere il titolare della propria attività, oppure c’è chi plaude ad iniziative imprenditoriali di società nelle quali è partecipato senza però valutare tutte le possibili conseguenze.

Allora mi sento di rispondere che spero che le scelte di ciascuno non siano dettate esclusivamente per affrontare i futuri scenari pensando di impegnarsi meno pur rimanendo padroni del proprio destino. Se si sceglie la strada della delega, significa che qualcun altro deciderà di affrontare le sfide al posto del singolo farmacista, assumendosene oneri ma purtroppo anche onori.

Se lo stare insieme è una garanzia per il futuro (e penso che la partecipazione e la condivisione lo siano davvero), rimango stupito di come, in questa frenetica nuova moda delle reti, ancora non ve ne siano di nate realmente dalla base, ovvero dalla volontà di aggregazione e dal pensiero di singoli che si mettono insieme per un progetto specifico.

Finora sono le società (si, d’accordo, magari formate da farmacisti, ma sappiamo bene cosa intendo dire) che prospettano formule brillanti che però mi appaiono sempre a beneficio delle società stesse (ho capito, ce lo siamo già detti che sono “di proprietà” dei farmacisti) e non delle singole farmacie.

Lasciamo perdere i soliti vecchi gruppi d’acquisto, ci siamo già detti che ormai non hanno alcuna ragione di esistere, qui stiamo parlando di azioni strategiche con visioni a medio lungo termine, stiamo parlando ancora una volta di scelte, di fatica, di tempo, di passione. Stiamo parlando della necessità di impegno di ciascuno, non di una semplice delega.

Del resto, anche il consumatore mi appare confuso quando leggo alcune indagini statistiche che appaiono sulle nostre riviste di categoria.

Leggo ad esempio (fonte iFARMAFOCUS) che il 68% degli intervistati auspica la creazione di gruppi di farmacie riunite sotto un’unica insegna, ma al contempo il 69% concorda sul fatto che ogni farmacia debba specializzarsi considerando i bisogni del suo territorio.

E i due dati mi sembrano contrastare.

Probabilmente mi sto sbagliando, però ho forti dubbi.

Credo che in questo momento ci sia un po’ di urlata confusione, e se per natura sono portato a non andare per forza dove tira il vento, non voglio assolutamente dire che aderire a una rete sia sbagliato.Spero però che ciascuno affronti una scelta così importante dopo un’attenta valutazione dei rischi, delle possibili conseguenze e magari anche delle reali opportunità, e non semplicemente perché ormai sembra il destino inevitabile di tutti, o perché lo dice l’amico, o perché promette meno impegno.

Poi, proprio perché ormai anche la farmacia è a tutti gli effetti un’impresa, si potrà comunque sbagliare.

Forse il futuro di tutti noi è di essere pescati da abili pescatori in un mare costituito da un mercato che sarà molto diverso da quello attuale.

Tuttavia personalmente ho ancora voglia di far fatica e di sperimentare nuovi percorsi, di motivare l’impegno dei miei collaboratori (a proposito ho trovato interessante e vi suggerisco di leggere l’articolo su www.ilgiornale.it che parla della Ferrero e dell’attenzione di quest’azienda per i propri dipendenti).

Sarà solo nel momento in cui non avrò più questo entusiasmo che allora mi lascerò irretire passivamente da una delle tante imbarcazioni “di salvataggio”.

ISCRIVITI ORA AL GRUPPO

FARMACIA VINCENTE

 

di Paolo Piovesan
© Riproduzione riservata